La cerqua non manna
odore de janna.
La cerqua non manda
l'odor della ghianda.
Questa profonda riflessione in versi senari e rimati appartiene a Rossano Cacciatori; la traduzione in italiano è opera di Agostino Ciambotti, il quale lasciò inalterata la parola "cerqua", non per incapacità di renderla in italiano, ma perchè il doverla tradurre "je facìa sangue".
Uno dei Centri più importanti della provincia di Macerata, è posto nell'alta valle del fiume Potenza, a circa 60 km dal mare, a 235 metri s.l.m. San Severino Marche è una città attiva e a dimensione d'uomo. Il comune, di circa 13000 abitanti, occupa un territorio molto vasto in cui l'industria, il commercio, l'artigianato e l'agricoltura sono i settori trainanti dell'economia locale.
San Severino Marche ha origini pre-romane: sui colli che circondano il nucleo della città di oggi, infatti, esistevano piccoli villaggi abitati dai Piceni. Numerose sono le necropoli picene rinvenute nella zona: la più importante è quella di Pitino, sul vicino monte Penna, ricca di bronzi, vasi, oggetti vari risalenti al VI secolo a.C.. I commerci e le funzioni religiose si svolgevano nella pianura sottostante dove, più tardi, sorse Septempeda. La città romana, che fu municipio, si sviluppò nella zona denominata oggi Pieve, vicino al fiume Potenza, lungo la derivazione della Flaminia che collegava Nuceria (Nocera) a Helvia Recina e al mare. La favorevole posizione permise lo sviluppo di questo centro che divenne poi sede vescovile. Nel V-VI secolo, in seguito alle invasioni barbariche, gli abitanti si rifugiarono sul colle Monte Nero, oggi Castello, portando con loro le reliquie di San Severino, ultimo vescovo di Septempeda. La nuova piccola comunità si organizzò attorno ad una antica fortificazione, ampliata con nuove e solide mura di difesa.
Nel XII secolo divenne libero comune di parte ghibellina; durante questo periodo San Severino acquisì numerosi castelli sparsi nel territorio circostante e partecipò a diverse lotte contro i comuni guelfi dei dintorni fino a che dovette sottomettersi alla Chiesa. Nel XIV secolo si affermò la signoria degli Smeducci della Scala che governò il comune fino al 1426, quando San Severino ritornò a far parte dello Stato Pontificio. I secoli XIV e XV, caratterizzati da un grande fermento civile e cultura- le e da un notevole sviluppo edilizio ed artigianale, rappresentarono il periodo di maggior splendore. Di grande importanza fu la Scuola pittorica di cui i fratelli Salimbeni di San Severino furono i maggiori esponenti. Essi operarono una rivoluzione nel mondo pittorico marchigiano del primo '400, legandosi, come protagonisti, alla cultura gotico cortese europea. San Severino, dominata dal 1434 al 1444-45 da Francesco Sforza, fu in seguito assoggettata definitivamente al governo della Chiesa. Nel 1586 ricevette il titolo di "città " dal Papa Sisto Ve divenne sede vescovi le. Da allora in poi seguì le vicende dello Stato Pontificio entrando a far parte del Regno d'Italia dopo l'arrivo delle truppe piemontesi il 19 settembre 1860. Durante la resistenza il territorio comunale fu luogo di scontri tra tedeschi e partigiani.
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