Nonno Roberto…lu maé, ‘u maestro, il maestro Bianconi, maé come lo chiamava nonna Peppa…
Era una persona squisita per educazione, gentilezza, savoir faire e aveva tanta pazienza nell’ascoltare tutti, soprattutto i più umili e bisognosi; non era un gran cristiano, ma il vangelo lo metteva in pratica quotidianamente perché aiutava tutti, era il punto di riferimento in campagna più del curato, non faceva mancare una parola di conforto a nessuno, chiunque arrivasse a casa era ben accetto e questo mandava su tutte le furie nonna perché lei faceva differenziazioni per censo, per opportunità, per morale, per comportamenti…per lui erano tutti uguali, nessuna differenza.
Nell’insegnamento metteva passione ed io lo ricordo soprattutto quando faceva la scuola serale, arrivavano dopo cena coppie di vecchi contadini analfabeti, le vergare intorno al tavolo di cucina con nonna per sistemare quello che avevano portato in regalo: vino, castagne, ciambelle, semi di zucca…gli uomini intorno a focolare con il nonno che insegnava loro a fare la firma, a far di conto, semplici calcoli per l’area di un appezzamento di terreno o il volume di un pagliaio.
Fatta un po’ di lezione si mangiava e si beveva, le donne si raccontavano le vicende familiari soprattutto dei vicini, malignità di ogni genere…
Io ero affascinato dai racconti degli uomini, quasi tutti reduci della prima guerra mondiale, chi sull’Adamello, chi sul Carso, chi sul Piave e ai loro racconti sgranavo gli occhi e non perdevo una battuta.
Il nonno, anche in quella triste storia, aveva avuto il merito di mantenere la corrispondenza tra i soldati analfabeti e le famiglie, in pratica scriveva per loro le lettere.
Raccontava una battuta su un soldato che aveva scritto a casa “il mio cavallo ha perso un occhio, così spero di tutti voi”…non so se fosse verità o una barzelletta, comunque la rendeva credibile.
Rossano, il poeta, mi ha raccontato che zia Nannina ad un certo punto si era resa conto che era arrivato il momento di fargli conoscere il maestro in pensione e lo portò a fargli visita a casa.
A lui però, più che il maestro, interessava una pallina di vetro colorata che si trovava nel vassoio delle penne del suo studio, il nonno gli disse semplicemente che se gli piaceva poteva prendersela, una piccola cosa ma il nonno era questo…una persona di cuore, con tutti.
Lo ricordo spavaldo con Anna di Catena, Giovanna Cetoretta e Paola Egidi…vi faccio vedere che bel fuoco accendo con le foglie secche…si levarono lingue di fuoco altissime dal camino…tempestivo arrivò Luì de Vecarozzo che con un paio di schioppettate sotto la cappa, per effetto dello spostamento d’aria, spense l’inizio di un incendio che poteva bruciare tutta la casa.
A Natale, a Pasqua e per le vacanze estive ero sempre con i nonni, mi volevano un bene da matti.
Nonna mi aveva regalato una cassettina con tutti gli attrezzi perché imparassi a fare le cose e mi esercitassi all’attività manuale, il nonno mi metteva a disposizione la sua aula, i gessetti, la lavagna e il banco che più mi piaceva…lì ho iniziato a fare i miei primi sogni.
Con loro ho trascorso giornate stupende, coccolato e circondato da affetto.
Erano rigidi, quando necessario.
Il nonno voleva che gli dessi la destra e potevo parlare solo se lui mi dava il permesso quando eravamo fuori.
La nonna non ammetteva repliche o scuse quando mi dava un ordine.
Mi hanno dato una educazione di cui vado fiero.
Da loro ho imparato ad apprezzare le cose semplici; il nonno avrebbe avuto tanto piacere che avessi fatto le magistrali e poi fossi andato a fare come lui il maestro in campagna…a distanza di tempo mi rammarico per non avergli prestato ascolto.
Erano persone molto ordinate, per farsene un’idea bastava andare in cantina e vedere come tenevano la legna da ardere, le botti, i salumi, i formaggi e quant'altro.
Mio nonno era un uomo civile, moderno, aperto di mente, gentile…quando gli fregavo le prime sigarette, Macedonia Extra con pacchetto rosso e filo dorato, se ne accorgeva e a voce alta se la prendeva con se stesso perché fumava troppo…mi mandava il messaggio ma non mi ha mai sgridato.
A 80 anni, a Firenze, mi fece il pieno di benzina perché lo portassi a fare un giro alle Cascine per vedere le puttane…tra le sue carte ho trovati mazzi di foto di fanciulle con dedica, doveva essere un gran donnaiolo. Doveva andare sempre a Macerata per sbrigare questioni burocratiche per tutti, Elio de Pilucca mi racconta che si faceva i meglio casini…
Aveva fatto incorniciare vari miei quadri fatti con le bombolette spray, gli piacevano.
Era Cavaliere della Repubblica, Cavaliere di San Silvestro e insignito della medaglia d’oro della Pubblica Istruzione, aveva anche qualche onorificenza militare.
Il piazzale avanti alla vecchia scuola di Cesolo è stato chiamato “Largo maestro Roberto Bianconi”, se lo merita, sono fiero di lui.
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