Il mite Giovanni,
lontano cugino,
curava in quegl'anni
del nonno il giardino.
Con vanga e rastrello,
con zappa e piolo
gestiva il livello
Giovanni del suolo.
Secondo stagione,
fidente, piantava
l'anguria, il melone,
la zucca e la fava.
Ma tanta fatica
veniva frustrata
dall'opera antica
di talpa affamata.
Costretto, deluso,
si vide purtroppo
il nonno a far uso
del fido suo schioppo.
Con dose ridotta
di piombo in pallini,
per buona condotta
coi propri vicini,
cartuccia leggera
il nonno produsse
e poi, con la cera,
la chiuse e ridusse.
Paziente e severo
la carica fiacca,
all'ombra del pero,
sfilò dalla giacca.
In canna la spinse
e, come di sale
immobil si finse,
finché l'animale
dal molle terreno
espose il musetto,
offrendosi in pieno
del nonno al grilletto.
Da rosa rovente
la talpa colpita
sul solco tangente
rimase stecchita.
Il nonno, rendendo
l'onore dei vinti,
lo schioppo pulendo,
le disse: - Ce sinti?
"Nòa" del mese di gennaio 2024.
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