Par lo terrore si fé’ a maraviglia
or che ‘l mio sguardo Lorenzo carpiva
è in prima fila in teatro ed origlia
uomini e scene di carne assai viva.
Come polv’esse- diss’egli stupito-
che teste ed arti, persin ogne dito
rechin movenze ed umane sembianze
da realtà parmi dialoghi e danze?
La cosa nova lassollo interdetto
in tal consesso sentì forse orrore
comprese allor ch’egli lì, poveretto
era tra nobili, artisti… un dottore!
Fove costui che a pietade si mosse
gette dal droido movendo sue cosse
posegli mano benevola in spalla
dissegli: - Baffo, è teatro non stalla!
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Commento Note dell’autore: Par: pari, uguale. Polv’esse: può essere, liberamente importato dal dialetto del Montefeltro. Baffo: soprannome di Lorenzo Fiacchini. Droido: androide, detto di colui che vive perennemente nascosto.
Il parere del critico: Negli anni ottanta la decadenza del costume provoca l’ostinato mutismo del Ciambotti. Il poeta medita fieri propositi di esilio. Trova conforto nel matrimonio e dedica ogni energia all’esercizio della professione medica. Riprende a comporre soltanto nel 1992. Un ritorno inimmaginabile e superbo. L’occasione è l’incontro di un intermediario del commercio, tale Fiacchini Lorenzo, durante una rappresentazione al teatro “Vaccai” di Tolentino. Ciambotti sente il bisogno di una svolta sul sentiero del linguaggio e così la preconizza: “Fove costui che a pietade si mosse/gette dal droido movendo sue cosse”.
(R. Cacciatori)
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