Lo picciol dono di giocondo verso
che in gioventute femmi illustre assai,
sepolto ha il tempo, se n’è andato perso
o meco è ancor pur tra cotanti guai?
Angoscia reca in me l’andar dell’anni,
a chi m’è car vieppiù m’avvinghio forte
se teca di mia psiche avverte danni
tremente e atroce reputo la sorte.
Va lo pensier da te moglie infedele
va da Camilla dolce eppur crudele
va dalla mamma ognor che soffre tanto
e va alla Juve che m’esalta alquanto.
Ma pure a te di banco mio compagno,
or da me lungi, cure non sparagno;
singoli o assieme tante n’abbiam fatte
eppur me piaciria de ricordatte.
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Commento Fra l’8 ed il 15 marzo 1995 composi un trittico essenzialmente rivolto alle famiglie. Qui si inizia, e mirabilmente con “Tolló” si conclude un periodo di straordinaria fertilità. Me piaciria de ricordatte: amerei essere vivente al momento della tua dipartita.
Vertiginoso il crescendo che Ciambotti propone al lettore. La mozione degli affetti imperversa, ma l’apertura della terza quartina spezza l’idillio: “Va lo pensier da te moglie infedele”. Lorena Reali, la leggiadra consorte, donna religiosa e proba, patisce la personalità del poeta. Di quest’ineluttabilità il Ciambotti si duole. Straordinario spessore esistenziale ha l’ultima quartina, dedicata all’antico amico Filippo.
(R. Cacciatori)
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