La cerqua non manna
odore de janna.
La cerqua non manda
l'odor della ghianda.
Questa profonda riflessione in versi senari e rimati appartiene a Rossano Cacciatori; la traduzione in italiano è opera di Agostino Ciambotti, il quale lasciò inalterata la parola "cerqua", non per incapacità di renderla in italiano, ma perchè il doverla tradurre "je facìa sangue".
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09/05/2024 La frittura Nella conduzione della cantina mia nonna successe a sua madre Maria nel mese di aprile dell’anno 1929.Estroversa ed esplicita, ma non arrogante, gestì sempre l’attività all’insegna della tolleranza riuscendo a sottrarre alla concorrenza di Livetta e “Vergàpu” (1) le preferenze dei clienti più rappresentativi del proprio tempo: da Dora a “Cesare de ‘u strullichì” (2), da Svegliati a “Sulìna de ‘a zìnghera” (3), da “Nannì de ‘u Marinà” (4), poco assiduo per le frequenti carcerazioni, all’inarrivabile Scurze. Anche i giovani e giovanissimi, da Ernesto a Lino, da Fausto a Benito, da Tullio a Santino, nella stagione propizia, si rivolgevano a mia nonna perché provvedesse alla frittura di gamberi e laschette (5) pescati nel torrente Fosso Grande. Verso la fine dei convivi, interrogata dai ragazzi sazi e curiosi sul concetto di frittura, mia nonna era solita intrattenerli con questo aneddoto. L’ultima esponente di un ramo minore della famiglia Battibocca si ritirò, vecchissima e cieca, a Cesolo Alto (6). Nonostante l’età avanzata e la grave menomazione angariava quotidianamente l’unica domestica al proprio servizio. Tra i capricci della nobildonna una richiesta di fritto quasi giornaliera. La fantesca percepiva l’incarico come iniquo e reagiva con perfidia. Così selezionò alcuni solidi esemplari delle proprie funzioni digestive, li frisse e li servì ben caldi. Richiesta di un parere sulla qualità del fritto, l’anziana contessa disse: “Buono. Sa un po’ di merdino, ma buono”. Da "La perseveranza" di Rossano Cacciatori. Note 1) Appellativo della famiglia Pierandrei, ricchi mercanti titolari di osteria con annessa drogheria e rivendita di sali e tabacchi. 2) Cesare l’indovino, secondo traduzione letterale, ma più incline al vino che all’astrologia. 3) Suleima la zingara. Una vera nomade. Sul filo del reato di ricettazione mia nonna intrattenne con lei piccoli commerci d’animali da cortile e monili. 4) Giovanni Marinari. Incline alla truffa, visitò gran parte delle prigioni nazionali. 5) Lasche. Ciprinidi dal corpo affusolato e carne non pregiata. 6) Più propriamente “’uToró”. |
02/04/2022 Considerazione alla vigilia di Juve-Inter. 'U pórco se sògna sempre 'a janna. |
06/03/2022 L'affrancazione E venne un témpo che de lu fattoreli contadì non c'avìa più timore. A nonno jé rmanéve tantu impresso de certi che 'rriò a pretènne 'u cesso. Osservazione di Rossano Cacciatori. |
25/07/2021 Le giovenche In ogni narrazione Giulia evocava il marito con l’appellativo “’u póro Palanca” (1).Avendola vista abbeverare una coppia di giovani manze, quello stesso giorno, “’u póro Palanca” la chiese in moglie. Il padre accettò l’offerta di matrimonio e Giulia la subì con serena rassegnazione. L’angustiava soltanto il fatto che “’u póro Palanca” fosse già rimasto vedovo tre volte; ma distendendo l’abituale durezza in un fugace sorriso, concludeva: “Pér furtùna che ‘u scorticài” (2). 1) “Il povero Palanca”. Nel senso di affettuosa pietà per il defunto. 2) “Fortunatamente gli sopravvissi”. Da "La perseveranza" di Rossano Cacciatori. |
06/10/2019 L’autorità La signora Velia, la vecchia mamma del poeta Agostino Ciambotti, disquisì col figlio sui concetti di amicizia, di lutto, di memoria e di cordoglio. Poi su quelli di spazio (in senso geografico) e su quelli sociologici di famiglia, d’inedia e di rassegnazione. Quindi concluse:“Mbeh, va vè, quissi che se sparte, se sparte. Ma vualtri nón comannéte più gnente” (1). 1) “Beh, va bene, coloro che si separano, si separano. Ma voi altri non avete più nessuna autorità”. Da "La perseveranza" di Rossano Cacciatori. |
02/10/2018 Prudenza Con i risparmi accumulati nei duri anni di emigrazione "Gustì" intraprese un commercio all'ingrosso di granaglie, acquisì alcune piccole proprietà fondiarie e gestì operazioni finanziarie riservate ed audaci.Infine, quasi sessantenne, sposò "Tèta". "Gustì" possedeva una bianchina rossa, col tettuccio nero, sempre parcheggiata a pochi metri dalla sua abitazione. Ormai ottantenne, ritiratosi dagli affari, combatteva la noia quotidiana con frequenti visite al proprio mezzadro. "Scappi Gustì? Dó vai?". Gli domandava "Tèta". "Vado llà 'u teréno". "Allora piji 'a macchina?". "'A pijo scì". "Ma se tròi 'u semaforo rùsciu?" "Me fèrmo, Tè". Da "La perseveranza" di Rossano Cacciatori. |
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